Quanto guadagna un curatore fallimentare?
- Unipegaso Roma
- 9 lug
- Tempo di lettura: 4 min
Il guadagno di un curatore fallimentare è una questione complessa, sfaccettata e fortemente variabile, proprio perché questa figura non percepisce uno stipendio fisso o continuativo, ma riceve un compenso determinato caso per caso, procedura per procedura, fallimento per fallimento. Il curatore fallimentare è un professionista nominato dal tribunale, normalmente un avvocato o un commercialista con comprovata esperienza, incaricato di gestire tutte le fasi di una procedura fallimentare. È colui che prende in mano la situazione quando un'impresa, una società o un imprenditore viene dichiarato fallito. La sua funzione è fondamentale, perché ha il compito di amministrare, valorizzare e liquidare i beni del fallito, accertare i crediti, gestire i rapporti con i creditori, predisporre i piani di riparto e collaborare con il giudice delegato per portare a termine nel modo più corretto e trasparente possibile la procedura concorsuale.
Ma, a differenza di molti ruoli professionali che prevedono un contratto stabile, un salario mensile, un monte ore fisso e una previsione retributiva chiara, il curatore fallimentare opera in un sistema molto diverso. Non esiste un guadagno mensile, non esiste uno stipendio base, non esiste una busta paga. Esiste invece un incarico, assegnato dal tribunale, che avrà una durata imprevedibile – che può essere di alcuni mesi, ma anche di diversi anni – e che alla fine porterà a un compenso stabilito sulla base di parametri precisi, ma influenzati da molteplici variabili. Il guadagno di un curatore fallimentare dipende in primo luogo dalla dimensione del fallimento. Un fallimento di piccole dimensioni, con un patrimonio ridotto e pochi creditori, produrrà un compenso contenuto. Al contrario, un fallimento di grandi dimensioni, magari con immobili, beni mobili, conti correnti, partecipazioni societarie e contenziosi milionari, potrà portare a un guadagno molto più elevato.

Il compenso viene calcolato in percentuale sull’attivo recuperato, cioè sull’insieme dei beni che il curatore riesce a liquidare per creare un fondo destinato ai creditori. Più beni riesce a recuperare, maggiore sarà la base su cui calcolare l’onorario. Ma questa attività non è semplice, né rapida. Il curatore fallimentare deve occuparsi della ricerca e ricognizione dei beni, della gestione operativa degli stessi, dell'eventuale messa in sicurezza di immobili o merci, dell’organizzazione delle aste, del recupero dei crediti, della gestione della contabilità, della corrispondenza con i creditori e con l’amministrazione giudiziaria. Ogni attività può essere lunga, tecnica e piena di ostacoli, e non sempre porta ai risultati sperati. Non tutti i beni sono recuperabili, non tutti i crediti sono esigibili, non tutte le procedure si concludono con una distribuzione cospicua. Proprio per questo motivo, il guadagno del curatore fallimentare può essere anche molto modesto, in particolare quando si tratta di fallimenti minori, privi di attivo o caratterizzati da patrimoni ormai deteriorati o difficilmente monetizzabili.
Il guadagno può quindi oscillare in modo impressionante. Ci sono curatori che, per un fallimento semplice, concluso rapidamente, ricevono compensi di 3.000€ o 5.000€. Ma ci sono anche professionisti che, seguendo grandi fallimenti societari, magari relativi a realtà industriali strutturate, portano a casa compensi da 100.000€, 200.000€ o persino oltre 300.000€ per un singolo incarico. Sono però casi rari, legati a procedure molto complesse, che richiedono anni di lavoro, grande competenza e un altissimo livello di responsabilità. E, in ogni caso, questi compensi arrivano solo alla fine del processo, non sono anticipati e non sono garantiti. Il lavoro del curatore fallimentare è infatti strettamente connesso alla riuscita dell’operazione. Se non c’è attivo, non c’è guadagno. Se i beni non vengono venduti, il compenso si riduce. Se i creditori non vengono soddisfatti, l’onorario può essere contestato, ridotto, riesaminato. La gestione del rischio è parte integrante della professione.
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Inoltre, bisogna ricordare che la liquidazione del compenso avviene sempre sotto la supervisione del tribunale. È il giudice delegato, su istanza del curatore stesso, a proporre l’onorario. Ma l’approvazione definitiva spetta al giudice, che può valutare non solo i risultati raggiunti, ma anche la condotta del curatore, l’efficienza del suo operato, la completezza della documentazione, il rispetto dei tempi e la correttezza nei rapporti con gli organi della procedura. Ciò significa che, anche in presenza di un attivo cospicuo, non vi è alcuna certezza automatica sul compenso finale. Tutto è sottoposto a verifica, a controllo e a valutazione discrezionale. Questo introduce un ulteriore elemento di incertezza nel lavoro del curatore fallimentare: non basta lavorare, bisogna anche dimostrare di aver lavorato bene.
Per alcuni professionisti, essere curatore fallimentare rappresenta una parte importante della propria carriera, ma quasi mai costituisce l’unica fonte di reddito. Di solito, i curatori sono avvocati o commercialisti che svolgono anche altre attività: consulenze, contabilità, contenziosi, docenze, incarichi per enti pubblici. Il lavoro come curatore è occasionale, distribuito nel tempo, e richiede una notevole capacità di gestire tempi lunghi, complessità procedurale, scadenze variabili, interlocutori differenti. I curatori più esperti riescono a gestire più incarichi contemporaneamente, a costruire un portfolio di procedure attive, e in questo modo riescono a garantire una certa continuità di reddito. Ma anche in questi casi, si tratta sempre di una professione soggetta a forte imprevedibilità.
In definitiva, parlare di quanto guadagna un curatore fallimentare significa parlare di una professione dove il compenso non è regolare, non è garantito, non è uguale per tutti, ma è sempre il risultato di un lavoro che unisce diritto, amministrazione, contabilità, strategia, pazienza e tenacia. È un ruolo che richiede dedizione, integrità, lucidità e una grande capacità di affrontare situazioni complesse e spesso molto delicate. Il guadagno può essere alto, anche molto alto in determinati casi, ma può anche essere modesto o deludente. Dipende da mille variabili, a cominciare dalla fortuna di ricevere un incarico di valore. Ma al di là del guadagno, ciò che definisce davvero questa figura è la responsabilità di gestire un fallimento, di salvare ciò che si può salvare, di tutelare i creditori e di garantire che la legge venga applicata con equità e rigore. E questo, in sé, è già un valore che va oltre ogni cifra.




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