Quanto guadagna in media un laureato in Statistica e Big Data?
- Unipegaso Roma
- 4 lug
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Un laureato in Statistica e Big Data si affaccia al mondo del lavoro con un profilo professionale che, negli ultimi anni, è diventato uno dei più richiesti e apprezzati a livello nazionale e internazionale. Le competenze che derivano da un corso di laurea in Statistica e Big Data sono oggi considerate centrali all’interno di moltissimi settori produttivi, di ricerca, di consulenza, di innovazione. Per questo motivo, i guadagni medi di un laureato in Statistica e Big Data risultano essere, fin dalle prime fasi della carriera, significativamente superiori rispetto alla media generale delle lauree triennali. La combinazione di abilità statistiche, capacità informatiche, conoscenza dei modelli matematici e consapevolezza dei contesti aziendali ed economici rende questo profilo non solo spendibile ma altamente remunerativo.
Ma quindi quanto guadagna in media un laureato in Statistica e Big Data?
Il reddito medio annuo lordo di un neolaureato in Statistica e Big Data, nei primi anni di esperienza, si colloca generalmente in una fascia che va dai 30.000 ai 32.000 euro, con possibilità di crescita molto rapide. Già dopo i primi due o tre anni di inserimento nel mondo del lavoro, questa cifra tende ad aumentare, spesso superando i 40.000 euro annui, grazie all’esperienza maturata, all’assunzione di maggiori responsabilità e all’eventuale ingresso in settori ad alta intensità tecnologica. Il mondo del lavoro oggi premia chi è in grado di leggere, interpretare, modellare e trasformare i dati in conoscenza utilizzabile. Per questo motivo, un laureato in Statistica e Big Data non fatica a trovare un impiego coerente con il proprio percorso di studi, né a ottenere condizioni retributive vantaggiose.

Nel corso del tempo, con il consolidarsi delle competenze e con l’assunzione di ruoli sempre più centrali nelle organizzazioni, il laureato in Statistica e Big Data può arrivare a guadagnare 50.000 euro o anche 60.000 euro lordi all’anno, specialmente se si colloca in posizioni come quella di data scientist, data strategist, business intelligence expert o project manager in ambito analytics. In aziende strutturate, soprattutto multinazionali, ma anche in ambiti legati alla finanza, alla sanità digitale, alla logistica intelligente, alla pubblica amministrazione innovativa, il valore attribuito alla gestione consapevole dei dati è sempre più elevato, e con esso cresce la retribuzione offerta a chi possiede le giuste competenze.
Esistono casi, non rari, in cui un laureato in Statistica e Big Data, con 5 o più anni di esperienza alle spalle, riesce a superare la soglia dei 70.000 euro annui, e in alcuni contesti, specie a livello internazionale, le figure più senior in ambito data science o AI possono arrivare a guadagni che superano abbondantemente i 100.000 euro. Si tratta di situazioni che, pur non rappresentando la norma per tutti, dimostrano chiaramente quanto il valore del sapere statistico-informatico sia oggi riconosciuto dal mercato, non solo in termini di occupabilità, ma anche in termini economici.
La localizzazione geografica influisce anch’essa sulla retribuzione. Le grandi città italiane, in particolare Milano, Bologna, Torino e Roma, offrono stipendi medi più alti rispetto ad altre aree del Paese, poiché ospitano un numero maggiore di aziende, startup, centri di ricerca e poli tecnologici nei quali i dati sono alla base dei processi decisionali. Un laureato in Statistica e Big Data che trova impiego in uno di questi contesti metropolitani può accedere fin da subito a retribuzioni più competitive rispetto a chi lavora in realtà più piccole. Tuttavia, il diffondersi del lavoro da remoto ha reso più flessibile la geografia delle opportunità: oggi è possibile lavorare per aziende situate in grandi centri anche abitando in altre aree del Paese, senza per questo rinunciare a una retribuzione interessante.
Anche la formazione post-laurea ha un impatto rilevante sul guadagno. Chi decide di proseguire gli studi con un master di secondo livello o con un dottorato di ricerca in ambiti affini alla statistica, all’intelligenza artificiale, alla data governance o alla business analytics, acquisisce competenze avanzate che spesso si traducono in posizioni professionali di più alto livello e, di conseguenza, in stipendi più alti. Lo stesso accade per chi sviluppa una specializzazione tecnica, ad esempio nella programmazione in linguaggi come Python o R, nell’analisi predittiva, nella data visualization o nella progettazione di architetture dati complesse.
Ma il guadagno di un laureato in Statistica e Big Data non si misura soltanto in termini monetari. È importante considerare che questa laurea apre le porte a ruoli professionali in cui è possibile esercitare un’influenza reale nelle decisioni strategiche delle aziende, contribuire a innovazioni tecnologiche, sostenere progetti di impatto sociale o ambientale, collaborare con team internazionali, entrare in contatto con mondi professionali molto diversi tra loro. È una laurea che consente di sviluppare una carriera solida, dinamica, e orientata al futuro, con possibilità di crescita continua, non solo in termini di stipendio ma anche di autorealizzazione e soddisfazione professionale.
In conclusione, il laureato in Statistica e Big Data si inserisce in un mercato del lavoro favorevole, dove le sue competenze sono fortemente ricercate e apprezzate. Il livello di retribuzione iniziale è superiore alla media dei corsi di laurea triennale e cresce progressivamente con l’esperienza, la specializzazione e la capacità di adattare le proprie conoscenze a contesti sempre più complessi. La statistica e i big data sono oggi la chiave per comprendere e guidare il cambiamento, e chi possiede queste competenze ha davanti a sé un percorso professionale stabile, ben remunerato e ricco di opportunità. Non è un caso se i dati sull’occupazione e sulle retribuzioni confermano anno dopo anno che investire in una laurea in Statistica e Big Data significa costruire un futuro solido, sicuro e pieno di prospettive.
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