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Di cosa si occupa un Business Analyst?

  • Immagine del redattore: Unipegaso Roma
    Unipegaso Roma
  • 2 giorni fa
  • Tempo di lettura: 7 min

Tempo di lettura: 8 minuti


Nel mondo aziendale odierno, il Business Analyst riveste un ruolo cruciale nell’assicurare che le decisioni strategiche si fondino su dati concreti e processi ottimizzati. Grazie alla sua capacità di mediazione tra stakeholder tecnici e non tecnici, questo professionista traduce le esigenze di business in requisiti chiari, favorendo una collaborazione trasversale e riducendo i rischi di fraintendimenti.


Ma quindi di cosa si occupa un Business Analyst?

In ogni progetto di trasformazione, il Business Analyst è il punto di incontro tra obiettivi strategici e soluzioni operative. La sua attività spazia dalla mappatura iniziale dei flussi di lavoro fino alla verifica dei risultati, passando per la definizione dei requisiti e la gestione del cambiamento. Vediamo più nel dettaglio le sue principali funzioni:

Il primo compito di un Business Analyst consiste nel comprendere a fondo come un’azienda opera giorno per giorno. Attraverso interviste con gli stakeholder e osservazione diretta, crea una mappa dettagliata dei processi, evidenziandone punti di forza, colli di bottiglia e possibili aree di miglioramento. In questa fase, l’analista:

  • Raccoglie dati quantitativi e qualitativi

  • Definisce i flussi informativi e decisionali

  • Utilizza strumenti di diagrammazione (come BPMN) per documentare visivamente ogni attività


Identificare correttamente i flowchart di un processo permette di isolare attività ridondanti o inefficienze. Ciò si traduce in risparmi economici e in un miglioramento continuo della qualità.






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Definizione e gestione dei requisiti

Una volta mappato il processo, il Business Analyst traduce le esigenze di stakeholder in requisiti tecnici e funzionali. Questo include:

  • Redigere documenti di Analisi dei Requisiti di Business (BRD)

  • Stabilire criteri di accettazione per le funzionalità richieste

  • Gestire il backlog con metodologie Agile o Waterfall, a seconda del contesto


Grazie a questa attività, team di sviluppo e management lavorano su obiettivi condivisi e misurabili, riducendo drasticamente i ritardi e le revisioni in corso d’opera.

 

Per svolgere al meglio il proprio lavoro, il Business Analyst deve possedere un solido insieme di competenze tecniche e relazionali. Da un lato, le cosiddette hard skills gli consentono di analizzare i dati, modellare processi e utilizzare tool specialistici; dall’altro, le soft skills gli permettono di dialogare efficacemente con stakeholder di diversa estrazione, facilitando l’allineamento tra esigenze di business e soluzioni tecnologiche. Di seguito esploriamo nel dettaglio queste due aree fondamentali.


Hard Skills: analisi dei dati e strumenti di Business Intelligence

Le hard skills di un Business Analyst ruotano attorno alla capacità di lavorare con numeri, tabelle e dashboard in modo rigoroso. In primo luogo, l’utilizzo avanzato di Excel rimane un requisito imprescindibile per aggregare dataset di vario genere, applicare formule complesse, creare pivot table e automatizzare verifiche tramite macro. Grazie a queste funzionalità, l’analista può individuare trend, anomalie e outlier che altrimenti passerebbero inosservati.

Accanto a Excel, oggi è sempre più diffuso l’impiego di piattaforme di Business Intelligence come Power BI, Tableau o Qlik Sense. Con Power BI, ad esempio, si possono creare report interattivi capaci di rappresentare in tempo reale lo stato dei KPI aziendali, integrando dati provenienti da CRM, ERP e altre fonti eterogenee. Le visualizzazioni ottenute – grafici a barre, heatmap, drill-down gerarchici – aiutano il management a prendere decisioni rapide e informate, senza doversi affidare esclusivamente a documenti statici.

Un’altra skill cruciale è la conoscenza di linguaggi di interrogazione e manipolazione dati, in particolare SQL. Saper scrivere query efficienti su database relazionali permette al Business Analyst di estrarre dataset personalizzati, effettuare join tra tabelle e creare viste sintetiche. In contesti NoSQL, invece, la familiarità con strumenti come MongoDB o Cassandra diventa un plus competitivo, soprattutto in aziende che gestiscono grandi volumi di dati non strutturati.

Infine, la modellazione dei processi tramite notazioni standard (BPMN per i flussi di lavoro e UML per gli use case) rappresenta l’elemento di congiunzione tra l’analisi statica delle tabelle e il disegno dei processi operativi. Produrre diagrammi chiari e condivisibili riduce i tempi di allineamento tra reparto IT e business, accelerando la fase di sviluppo e test.


Soft Skills: comunicazione e stakeholder management

Se le hard skills sono il carburante tecnico, le soft skills sono il motore che rende efficace l’intero processo di analisi. Innanzitutto, la capacità di ascolto attivo consente al Business Analyst di comprendere non solo le esigenze esplicite degli stakeholder, ma anche quelle latenti: domande apparentemente banali o suggerimenti informali, se interpretati correttamente, possono svelare esigenze di processo non ancora emerse.

La comunicazione chiara e persuasiva è altrettanto cruciale. Che si tratti di una presentazione al top management o di un workshop con il team di sviluppo, l’analista deve saper adattare il proprio linguaggio, alternando termini tecnici e metafore facilmente comprensibili. L’uso di storyboard e prototipi è spesso un valido alleato per rendere visivi concetti astratti, favorendo un feedback concreto.

La negoziazione e la gestione dei conflitti rientrano nel medesimo ambito: in molti progetti confluiscono aspettative diverse (budget, tempi, scopi), ed è compito del Business Analyst mediare tra priorità contrastanti. Un approccio empatico, unito alla capacità di proporre soluzioni alternative basate su dati oggettivi, aiuta a sciogliere i nodi più complessi senza compromettere la fiducia reciproca.

Infine, l’attitudine al problem solving e alla leadership informale permette di guidare il cambiamento: il Business Analyst, pur non ricoprendo quasi mai un ruolo gerarchico, stimola il miglioramento continuo, promuove le best practice e motiva il team a raggiungere obiettivi ambiziosi. La proattività nel proporre test pilota o piccoli interventi incrementali è spesso ciò che trasforma un semplice documento di requisiti in un volano di innovazione.


La domanda "Di cosa si occupa un Business Analyst?" racchiude l’essenza di un ruolo che va ben oltre la semplice raccolta di requisiti: questo professionista interpreta i bisogni di business e li trasforma in soluzioni concrete. Nella pratica quotidiana, un Business Analyst si dedica innanzitutto all’analisi dei processi esistenti, mappandoli con precisione per individuare inefficienze e colli di bottiglia. Successivamente, conduce interviste e workshop con gli stakeholder per definire i requisiti funzionali, redigendo documenti formali (come il Business Requirements Document) e stabilendo criteri di accettazione condivisi.

La fase di progettazione prevede la modellazione di flussi tramite notazioni standard (BPMN e UML), seguita dalla collaborazione con team di sviluppo e QA per garantire che le soluzioni realizzate rispettino gli obiettivi iniziali. Infine, il Business Analyst monitora l’implementazione, analizza i dati di performance e propone miglioramenti continui. Grazie a questo approccio sistemico, l’analista garantisce all’azienda una visione data-driven, orientata a ottimizzare costi, tempi e qualità.


business analyst

Metodologie e tecniche principali

Tra le tecniche più diffuse vi sono l’analisi SWOT, che esplora punti di forza, debolezze, opportunità e minacce, e il modello PESTEL, utile per valutare fattori Politici, Economici, Sociali, Tecnologici, Ambientali e Legali. Questi strumenti forniscono un quadro strategico prima della progettazione operativa.

Per la rappresentazione dettagliata dei processi si utilizzano UML (per casi d’uso e diagrammi delle classi) e BPMN (per i flussi di lavoro), garantendo un linguaggio comune tra IT e business. Infine, le metodologie Agile (Scrum, Kanban) favoriscono iterazioni veloci e feedback continui, mentre il modello Waterfall resta valido in contesti con requisiti stabili e poco soggetti a cambiamenti.


Strumenti e tecnologie fondamentali

Un Business Analyst moderno padroneggia Excel per analisi avanzate e pivot table, ma si affida anche a piattaforme BI come Power BI o Tableau per dashboard interattive. La conoscenza di SQL è imprescindibile per estrarre dati da database relazionali, mentre tool di project management (Jira, Asana) facilitano il monitoraggio del backlog e delle user story. Nei progetti digitali emergenti, familiarità con API, NoSQL e concetti di data warehousing rappresenta un importante vantaggio competitivo.


Processo di lavoro tipico

  1. Raccolta delle informazioni: interviste, survey e osservazione diretta sul campo.

  2. Analisi e documentazione: redazione del BRD e definizione dei criteri di accettazione.

  3. Prototipazione: wireframe e mockup per validare soluzioni con gli stakeholder.

  4. Sviluppo e test: supporto ai team di sviluppo, stesura dei test case e coordinamento dei test di accettazione.

  5. Deployment e monitoraggio: verifica dei KPI post-implementazione e raccolta di feedback per cicli di miglioramento.


Business Analyst nella trasformazione digitale

Nel percorso di digitalizzazione, il Business Analyst agisce da catalizzatore del cambiamento, valutando nuove tecnologie (AI, RPA, cloud) e gestendo l’adozione di soluzioni come ERP e CRM. Il suo contributo è fondamentale per allineare gli obiettivi di innovazione con la cultura aziendale, minimizzando rischi e massimizzando i benefici di automazione.

Calcolare il ROI di un progetto non è semplice, ma un buon Business Analyst definisce fin dall’inizio metriche chiare: riduzione dei tempi di processo, diminuzione dei costi operativi, aumento della soddisfazione cliente.

Quando ci si chiede "Di cosa si occupa un Business Analyst?", spesso la risposta è “ottimizzazione dei KPI”, perché il suo impatto si traduce in numeri misurabili che giustificano l’investimento.


Sfide comuni e best practice

Le difficoltà principali includono la gestione di stakeholder con priorità contrastanti e il cosiddetto scope creep. Tra le best practice si segnalano workshop periodici, versioning rigoroso della documentazione e uso di prototipi rapidi per evitare fraintendimenti. La comunicazione trasparente e il coinvolgimento continuo dei team di progetto sono elementi chiave per superare ostacoli e mantenere il focus sugli obiettivi.


Certificazioni e formazione professionale

Per rafforzare la propria credibilità, un Business Analyst può ottenere certificazioni riconosciute a livello internazionale, come ECBA, CCBA e CBAP dell’IIBA o il PMI-PBA del Project Management Institute. Corsi specialistici, master universitari e MOOC (Coursera, edX) offrono percorsi strutturati per approfondire metodologie e strumenti, garantendo un costante aggiornamento professionale.

Da junior analyst a senior, fino a ruoli di Lead Business Analyst o Business Architect, le prospettive di crescita sono numerose. Con esperienza in ambiti specifici (finanza, retail, ICT), si può evolvere verso posizioni di Product Owner o Project Manager, sfruttando la capacità di tradurre insight di business in roadmap di prodotto.

Un’azienda retail italiana ha affidato al Business Analyst il progetto di migrazione da un CRM on-premise a una soluzione cloud. Dopo un’analisi gap dettagliata, sono stati definiti 50 requisiti, prototipati tre flussi chiave e condotti test pilota. In sei mesi si è registrato un incremento del 20% nelle conversioni di vendita e una riduzione del 30% dei tempi di gestione del cliente, con un ROI stimato del 150%.





Domande Frequenti


Cos’è un Business Analyst?

È un professionista che interpreta le esigenze di business e le traduce in soluzioni tecnologiche o di processo.


Quali competenze servono per diventare Business Analyst?

Analisi dati, modellazione UML/BPMN, conoscenza di SQL e strumenti BI, unite a capacità di comunicazione e negoziazione.


Di cosa si occupa un Business Analyst?

Dall’analisi dei processi aziendali alla definizione dei requisiti, dalla prototipazione al monitoraggio dei KPI post-implementazione.


Qual è la differenza tra Business Analyst e Data Analyst?

Il Business Analyst si concentra sui processi e sui requisiti di progetto; il Data Analyst si focalizza sull’estrazione e l’interpretazione di grandi volumi di dati.


Quanto guadagna in media un Business Analyst in Italia?

La retribuzione varia tra €30.000 e €50.000 annui per profili junior, superando i €70.000 per ruoli senior o specializzati.


Come si può ottenere una certificazione riconosciuta?

Preparandosi tramite corsi ufficiali IIBA o PMI, superando gli esami ECBA, CCBA, CBAP o PMI-PBA.



Conclusioni

In un mercato sempre più competitivo, il Business Analyst rappresenta una risorsa strategica per le aziende che vogliono basare le proprie decisioni su dati e processi ottimizzati.


Grazie a un mix di competenze tecniche e relazionali, questo professionista riduce i rischi di progetto, migliora l’efficienza operativa e massimizza il ritorno sugli investimenti. Investire in figure qualificate di Business Analysis significa puntare su innovazione sostenibile e crescita a lungo termine.

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